Parliamo di...

domenica 5 marzo 2017

“Rosso Istanbul”: ritorno in Turchia per Ozpetek

di Silvia Sottile

A vent’anni di distanza dal suo esordio con Hamam – Il bagno turco e 16 anni dopo Harem Suare, Ferzan Ozpetek torna a girare un film in Turchia, in un momento storico in cui il suo paese sta subendo continui e difficili mutamenti. Rosso Istanbul è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo autobiografico, dedicato alla madre, scritto dallo stesso Ozpetek e pubblicato nel 2013 da Mondadori.
La pellicola è interamente ambientata ad Istanbul e interpretata da attori turchi. Orhan Sahin (Halit Ergenç) torna a Istanbul dopo 20 anni di assenza volontaria per aiutare, in veste di editor, il suo amico Deniz Soysal (Nejat Isler), famoso regista cinematografico, a completare la stesura del suo primo romanzo. Ma Deniz scompare e Orhan resta intrappolato in una città che risveglia in lui dolorosi ricordi, ritrovandosi sempre più coinvolto nei legami con i familiari e gli amici più intimi di Deniz, tutti protagonisti del suo libro. In particolare Orhan è affascinato da Neval (Tuba Büyüküstün) e Yusuf (Mehmet Günsür), ovvero la donna e l’uomo a cui Deniz è più legato. Orhan si ritrova quindi quasi prigioniero nella vita di un altro, ma finirà per indagare soprattutto su se stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che lentamente tornano a galla. Nel cast anche l’immancabile Serra Yilmaz, attrice simbolo di Ozpetek.

Rosso Istanbul è un film intimo e suggestivo, fatto soprattutto di sguardi intensi e primi piani. Non è un caso infatti la scelta della locandina, in cui si focalizza l’attenzione esclusivamente sugli occhi degli protagonisti.  Il racconto, profondamente intimistico, lascia aperti molti interrogativi, eppure resta dentro. Forse proprio perché dà modo allo spettatore di riflettere sulla storia e anche su se stesso.

C’è molto del regista in questo film (come ci ha confermato lo stesso Ozpetek in conferenza stampa): il rapporto con sua madre, tanti ricordi della sua infanzia, ma anche il ritratto di una città in costante cambiamento. Istanbul, con i suoi meravigliosi paesaggi (il mare del Bosforo in particolare), è infatti protagonista al pari dei personaggi. I rumori di sottofondo della città fanno da colonna sonora, riuscendo a trasmettere emozioni ancor più che con le parole.  Anche le scenografie sono particolarmente studiate, con l’inserimento del colore rosso – anche solo un piccolo dettaglio – in ogni inquadratura. Dal punto di vista tecnico non c’è nulla da eccepire, grazie a maestranze sia italiane che turche: la splendida fotografia è di Gian Filippo Corticelli, le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia, il montaggio di Patrizio Marone e la scenografia di Deniz Göktürk.

In realtà gli avvenimenti politici di Istanbul sono lasciati a margine, si intuiscono da alcuni sapienti dettagli e ne cogliamo i riflessi attraverso i personaggi: sono tutti come in attesa e si percepisce in maniera nitida una sensazione di sospensione che è propria sia dei protagonisti che, in senso più ampio, della città. Del resto questa è la visione di Ozpetek. Noi vediamo infatti tutti i personaggi attraverso i suoi occhi e in ognuno di loro, anche in quelli che prendono spunto da persone realmente esistite, c’è un aspetto dell’autore, il suo vissuto, la sua personalità.

Rosso Istanbul, nelle nostre sale dal 2 marzo, è un film che tocca le corde dell’anima, come solo Ozpetek sa fare.

Nessun commento:

Posta un commento