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mercoledì 1 febbraio 2017

“A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia”: film romantico contro la segregazione razziale

di Silvia Sottile

A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, diretto da Amma Asante, è tratto dall’omonimo romanzo di Susan Williams (edito in Italia da Newton Compton), basato sulla storia vera di Seretse Khama, erede al trono del protettorato britannico del Botswana, nell’Africa meridionale.

Il protagonista (David Oyelowo) studia legge a Londra per prepararsi a diventare Re del suo popolo e si innamora, ricambiato, della dattilografa Ruth Williams (Rosamund Pike). I due decidono di sposarsi ma incontrano innumerevoli difficoltà non solo da parte delle rispettive famiglie, ma anche del Governo britannico a causa degli interessi economici che l’Inghilterra ha in Sudafrica, paese in cui sta prendendo piede la drammatica politica dell’apartheid. Siamo infatti nel 1947: Ruth è bianca, Seretse è nero. In un mondo in cui la segregazione razziale è al suo apice, Seretse subisce episodi di razzismo in Inghilterra ma anche Ruth vive inizialmente enormi difficoltà nell’essere accettata in Botswana. I due giovani lottano instancabilmente per difendere il loro amore e superare i pregiudizi, passando anche per l’esilio e l’abdicazione al trono, fino a cambiare la storia e a trasformare il Botswana in una ricca Repubblica democratica in cui bianchi e neri convivono pacificamente. Un esempio a cui negli anni ’60 guardò con speranza anche Nelson Mandela.

La storia di A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia è dunque molto forte e porta con sé un messaggio importante. Eppure la pellicola, purtroppo, ha il sapore di un’occasione mancata. La realizzazione infatti non è all’altezza del contenuto. La prima parte del film sembra una smielata storia d’amore e la seconda, molto più politica, non riesce comunque ad essere incisiva come avrebbe dovuto.

L’impressione è che la regista abbia dato un’impostazione troppo classica da intensa e struggente love story, mentre avrebbe dovuto dare maggior rilievo all’aspetto realmente più importante,  ovvero il messaggio politico contro la segregazione razziale. Sicuramente quest’ultimo punto fondamentale emerge chiaramente dal racconto ma appare tuttavia eccessivamente romanzato. Anche la recitazione soffre dello stesso problema, rivelandosi troppo impostata e sdolcinata, anche se bisogna ammettere che le interpretazioni dei protagonisti risultano fortemente penalizzate da dialoghi melensi e soprattutto da un pessimo doppiaggio italiano da soap opera. I comprimari (tra cui segnaliamo Jack Davenport e Tom Felton, ovvero il Draco Malfoy della saga di Harry Potter) si trovano addirittura costretti in ruoli stereotipati.

Buono il lavoro del comparto tecnico, in particolare vanno elogiati i costumi del premio Oscar Jenny Beavan (Camera con vista, Mad Max: Fury Road) e la fotografia di Sam McCurdy (Il Trono di Spade) che  dà il suo meglio nel rendere gli splendidi paesaggi africani, caldi e assolati, evidenziandone la netta differenza rispetto all’ambientazione londinese dai toni e colori freddi. Le musiche invece non lasciano il segno.

A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, al cinema dal 2 febbraio, nonostante il tema affrontato, ha perso l’occasione di fare qualcosa di realmente memorabile.


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