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mercoledì 28 dicembre 2016

Il "Mister Felicità" di Siani non riesce nell'intento

di Emanuela Andreocci

Dispiace non parlar bene di Mister Felicità, il nuovo film di Alessandro Siani in uscita il 1 gennaio: dopo un anno funesto per le varie perdite artistiche che purtroppo tutti conosciamo, avrebbe potuto far cominciare il 2017 con una ventata di ottimismo e spensieratezza, che ovviamente non mancano del tutto, ma anche con una marcia in più che, invece, è completamente assente.

Ci dispiace in particolare non essere usciti dalla sala "felici", per l'appunto, per due motivi: perchè Alessandro Siani ha proprio l'aria di essere 'nu brav guaglione e perchè i suoi due film da regista (Il principe abusivo e Si accettano miracoli) ci avevano fatto ben sperare con storie fresche, genuine, raccontate con la sana ironia del napoletano scanzonato ma dal cuore grande.
Punti che, ovviamente, si ritrovano anche in Mister felicità, ma che rimangono fini a se stessi, ancorati in una trama povera che altro non serve che a sorreggere alcune (poche) divertenti gag del protagonista.

Martino (Siani) è un indolente disoccupato che vive in svizzera dalla sorella Caterina (Cristiana Dell'Anna), donna delle pulizie del mental coach Guglielmo Gioia (Diego Abatantuono). Un incidente e le successive costose cure porteranno Martino a prendere il posto della sorella, ma alla fine anche quello del dottore: spacciandosi per il suo assistente, infatti, conoscerà alcuni suoi clienti, tra cui la campionessa di pattinaggio artistico sul ghiaccio Ariana Croft (Elena Cucci) e sua madre Augusta (Carla Signoris). La ragazza, a seguito di una caduta, ha perso interesse per il suo sport ed è scivolata in una completa apatia. Starà a Martino farle recuperare la gioia di vivere...

"Due pessimisti che, unendosi, hanno fatto scoccare la scintilla della felicità", ha affermato Alessandro Siani in sede di conferenza stampa "Il film nasce dall'esigenza di raccontare non solo le differenze sociali come negli altri film, ma anche l'assenza di ottimismo. La capacità di potersi rialzare da una caduta è un argomento difficile, mi auguro di averlo fatto nella maniera più delicata. Il lavoro più duro è quello di scrivere cose che non siano volgari: diventa favola quando non si utilizza un linguaggio quotidiano. Fare un film per tutta la famiglia è quello che mi sono sempre imposto".

Sicuramente tra le parole del regista e Mister Felicità troviamo delle corrispondenze, capiamo il modo in cui ci si è accostato alla pellicola e quello che voleva trasmettere. Il problema, però, è che un film del genere, votato all'ottimismo e alla risata genuina e pura, come Siani effettivamente sa fare, dovrebbe scaldare il cuore e infondere realmente un senso di felicità, se non altro durante la visione. E questo, invece, non accade. I bei paesaggi, la novità del pattinaggio sul ghiaccio che quasi mai è stato utilizzato sul grande schermo, alcuni momenti effettivamente divertenti dovuti alla bravura e alla simpatia del protagonista e ad alcune idee originali e ben riuscite durano troppo poco, sono punte più alte di una storyline discontinua che tende verso il basso e che probabilmente tocca il punto più profondo nella scena del tiro a segno. Anche la bravura della Signoris (simpaticamente paragonata in sede di conferenza a Frau Blucher) e di Abatantuono in questo caso, purtroppo, serve a poco.




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