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mercoledì 7 dicembre 2016

“È solo la fine del mondo”: dramma familiare targato Dolan

di Silvia Sottile

Vincitore del Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, È solo la fine del mondo di Xavier Dolan è basato sull’omonima piéce teatrale di Jean-Luc Lagarce.

Louis (Gaspard Ulliel), affermato scrittore, ha lasciato la casa d’origine per seguire la sua strada. Dopo parecchi anni decide di tornare per comunicare alla famiglia un’importante e drammatica notizia. A casa trova ad accoglierlo l’amorevole madre (Nathalie Baye), con il suo affetto asfissiante, la sorella minore Suzanne (Léa Seydoux), che non ha visto crescere e che praticamente non conosce, l’irascibile fratello maggiore Antoine (Vincent Cassel) e la sua timida moglie Catherine (Marion Cotillard). Ritrova però, addirittura amplificate, anche tutte quelle dinamiche che lo avevano portato ad allontanarsi e a fuggire 12 anni prima.

Dolan, considerato dalla maggior parte dei critici l’enfant prodige del cinema mondiale (ha solo 27 anni e 6 film all’attivo che gli hanno già consentito di vincere numerosi riconoscimenti importanti), porta sul grande schermo un’opera teatrale del 1990 adattandola al suo stile. La messa in scena della pellicola ha necessariamente un’impostazione teatrale: salvo una brevissima scena che consente un minimo di riprendere fiato, gli eventi si svolgono tutti in poche ore all’interno dell’abitazione di famiglia, generando un effetto fortemente claustrofobico.

È solo la fine del mondo è dunque un intenso dramma familiare, fatto di tante parole, scontri verbali, urla e nevrosi che però nascondono segreti e verità taciute, ma è anche un film fatto di silenzi, infatti in un mare di parole sono proprio quelle non dette (o quelle sbagliate) a pesare come macigni.

E poi ci sono i sorrisi, le lacrime, gli sguardi, resi al meglio grazie allo stile di regia di Dolan e alle sue incredibili inquadrature strettissime con un’abbondanza di primi e primissimi piani molto intensi che evidenziano il volto, gli occhi, le labbra e le emozioni dei protagonisti. Merito anche dell’ottimo cast composto interamente da bravissimi attori francesi che riescono a rendere credibili e reali i propri personaggi e ad essere convincenti nelle interpretazioni.

Il regista canadese è noto tra le altre cose per l’uso incredibile che fa della colonna sonora. Anche in questo caso le musiche sono semplicemente perfette, in particolare per come vengono associate alle immagini nei flashback improvvisi, con repentini sbalzi di volume al momento giusto, riuscendo ad esprimere più emozioni che con le parole. 

È solo la fine del mondo, nelle nostre sale dal 7 dicembre, è stato scelto come rappresentante del Canada per l’Oscar 2017 nella categoria miglior film straniero. Dolan può piacere o meno, ma indubbiamente ha un suo stile particolare e molto affascinante e questo gli va sicuramente riconosciuto.

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