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giovedì 17 marzo 2016

“Truth – Il prezzo della verità”: dietro le quinte del giornalismo d’inchiesta

di Silvia Sottile

Dopo lo straordinario successo di Spotlight di Tom McCarthy, fresco vincitore del premio Oscar come miglior film, ecco arrivare in sala un'altra storia di grande giornalismo d’inchiesta. Truth – Il prezzo della verità, presentato come film d’apertura alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma,  parla del cosiddetto “Rathergate”, ovvero la vicenda realmente accaduta che coinvolse la produttrice della CBS News, Mary Mapes (Cate Blanchett), ed il noto conduttore di 60 Minutes, Dan Rather (Robert Redford), messi a dura prova in seguito alla messa in onda di un servizio investigativo sul Presidente degli Stati Uniti allora in carica, George W. Bush.

Il regista James Vanderbilt ha curato anche la sceneggiatura basata sul libro autobiografico scritto dalla stessa Mapes, una sorta di memoriale intitolato Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, in cui racconta i fatti dal suo punto di vista.

L’inchiesta, andata in onda nel settembre 2004 (in piena campagna elettorale per le presidenziali americane), andava a toccare un tema politico scottante e molto delicato, ovvero i presunti favori ottenuti da George W. Bush tra il ’68 e il ’74 per entrare nella Guardia Nazionale dell'Aeronautica del Texas in modo da evitare di andare in guerra nel Vietnam; in più furono resi pubblici dei documenti che dimostravano come non avesse adempiuto ai suoi doveri durante il periodo di leva. Questo servizio televisivo fece subito scalpore (Bush era in corsa per la rielezione, poi avvenuta) e fu immediatamente attaccato, rivelandosi un boomerang per la CBS e tutto lo staff coinvolto che venne messo sotto accusa per non aver accuratamente verificato l’autenticità di alcune prove e segnò la fine della carriera giornalistica sia della Mapes (licenziata) che di Rather (costretto a dimettersi).

Truth non solo racconta i retroscena di una grande inchiesta giornalistica, proprio all’interno di una redazione investigativa, ma esplora anche i rapporti tra giornalismo e politica (le difficoltà che si incontrano quando si vanno a toccare gli interessi dei poteri forti) ed in più dà spazio ad una delicata riflessione sull’avvento dei nuovi media, internet in particolare, che cambia (in peggio) il modo di fare informazione. Infatti, sebbene probabilmente ci fossero all’interno del servizio dei dettagli non correttamente verificati per la troppa fretta, ciò non andava ad inficiare il nocciolo della questione:  i fatti esposti erano assolutamente veri e confermati. Eppure l’attacco mediatico che ne conseguì, puntando il dito sui cavilli tecnici e gli errori formali, sviò l’attenzione dai solidi e scottanti contenuti che persero d'interesse. L’inchiesta segnò purtroppo la fine della carriera di due grandi giornalisti e forse di tutto un modo di fare giornalismo. Una curiosità: nello stesso anno Mary Mapes aveva curato una scrupolosa inchiesta sulle torture nella prigione di Abu Ghraib che nel 2005 (a licenziamento avvenuto) le valse il prestigioso Peabody Award.

Dal punto di vista cinematografico la messa in scena è assolutamente impeccabile e rigorosa, lo stile decisamente classico si sposa perfettamente con l’argomento trattato. Truth si rivela un film coinvolgente, forse a tratti un po’ troppo didascalico ma sempre avvincente (anche grazie all’ottimo montaggio), caratterizzato da una scrittura precisa, dettagliata e lineare. Il punto di forza della pellicola è indubbiamente il cast capitanato da due star indiscusse del grande schermo, i premi Oscar Cate Blanchett (sempre immensa e convincente) e Robert Redford (più che perfetto per il ruolo del giornalista, ricoperto innumerevoli volte a partire dal 1976 nel capolavoro di Alan J. Pakula Tutti gli uomini del Presidente). Tra i comprimari segnaliamo Dennis Quaid, Elisabeth Moss, Topher Grace, Bruce Greenwood, Stacy Keach e Dermot Mulroney.

Truth – Il prezzo della verità, al cinema dal 17 marzo, ha tutta la tensione di un thriller politico unita al coraggio che dovrebbe dimostrare ogni vero giornalista.

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