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lunedì 28 dicembre 2015

“Francofonia”: Il Louvre sotto l’occupazione nazista

di Silvia Sottile

“Cosa sarebbe stata Parigi senza il Louvre o la Russia senza l’Hermitage?” Da questa semplice domanda emerge il valore dell’arte e della cultura nella storia di un popolo. Da questo quesito quasi esistenziale prende il via il racconto di Aleksandr Sokurov.

Francofonia, presentato in Concorso al  72° Festival del Cinema di Venezia, è la storia di due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujard (Lois-do de Lencquesaing) e l’ufficiale di occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich (Benjamin Utzerath), prima nemici, poi collaboratori. Sarà grazie alla loro alleanza che molti tesori del Louvre saranno salvati nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sokurov, regista di capolavori quali Faust (Leone d’oro a Venezia nel 2011) e Arca Russa, esplora lo stretto e delicato rapporto tra arte e potere ma ancor di più tra arte e storia e lo fa con un’opera decisamente surreale e discontinua ma di certo fascino artistico, incredibile intensità e immane valore, a metà tra il documentario, la ricostruzione storica e naturalmente la finzione cinematografica che viene sapientemente in aiuto.

La voce narrante (lo stesso Sokurov in originale) è affidata nella versione italiana allo straordinario Umberto Orsini che con la sua dizione dolce e impeccabile ci trasporta nel magico mondo di Parigi, del Louvre e dell’arte. Ci culla tra il sogno e la realtà, tra verità storica e finzione, senza mai risultare pesante o fastidioso. A volte ci si può addirittura perdere nei meandri della narrazione, assecondando le proprie personali riflessioni sul tema, ma l’interesse sarà subito facilmente risvegliato.

Dal punto di vista tecnico troviamo un insieme di vari elementi ben amalgamati a formare questa sorta di documentario cinematografico sull’Arte in generale e sul Louvre sotto l’occupazione nazista in particolare. Ottima fattura, elevata qualità e accurata ricostruzione storica sono i punti forti dell’opera del regista russo: si alternano vecchie fotografie d’epoca in bianco e nero, filmati originali di repertorio, la parte principale del film (ambientato al Louvre nel 1940, presenti anche alcuni scorci di Parigi e dei castelli sulla Loira) e perfino il presente, con Sokurov che dialoga tramite computer con un suo amico su una nave in tempesta che trasporta un’importante collezione museale. Non mancano naturalmente alcune delle più belle e significative opere custodite al Louvre, come la Nike di Samotracia o la Gioconda di Leonardo da Vinci. Particolarmente affascinante, quasi magica, è la scelta di dare corpo a due fantasmi del Louvre: la Marianne (Johanna Korthals Altes) e Napoleone (Vincent Nemeth) che vagano per le sale del museo quasi completamente vuoto (durante la guerra le opere furono salvate proprio trasportandole in luoghi sicuri, e conservate nei castelli della Loira) ripetendo “Liberté, Égalité, Fraternité” (lei) e vantandosi dei tesori conquistati durante le sue campagne militari (lui). Davvero un tocco originale, simpatico e delicato, con una punta di nostalgia mista ad ironia.


Francofonia va oltre il documentario, sebbene il tono appartenga innegabilmente a questo genere, però lo stile altamente innovativo lo rende un prodotto difficile da etichettare ma sicuramente molto più fruibile. Vedere sullo schermo Parigi e le meravigliose opere d’arte del Louvre è sempre un piacere per gli occhi, per la mente e per il cuore. Ed è fondamentale non dimenticare l’importanza della storia, della cultura e dell’arte che sono la culla della civiltà per ogni popolo. Dal 17 dicembre al cinema distribuito da Academy Two.

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