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giovedì 12 novembre 2015

“Premonitions”: paranormale ed eutanasia nel thriller di Poyart

di Silvia Sottile

“Come fermare un killer che prevede il futuro?”.
È questa la domanda che il poster di Premonitions pone allo spettatore, catapultandolo immediatamente in un contesto da thriller sovrannaturale. Ma il film del brasiliano Afonso Poyart va decisamente oltre. Lo stesso titolo italiano è in parte fuorviante, andrebbe infatti posto l’accento anche su quello originale, Solace, ovvero conforto, sollievo.

L’Agente Speciale dell’FBI Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan) si ritrova ad avere a che fare con una serie di inquietanti omicidi che non riesce a risolvere, decide allora di chiedere aiuto a John Clancy (Anthony Hopkins), un medico psicanalista, suo ex collaboratore, dotato di capacità sensitive. Il dottor Clancy, che vive isolato dal mondo dopo la morte per leucemia della giovanissima figlia, inizialmente non vuole avere niente a che fare col caso né usare le sue doti, ma cambia idea quando ha delle premonizioni molto violente su Katherine Cowles (Abbie Cornish), la giovane collega di Joe, che tanto gli ricorda la figlia. Le sue straordinarie intuizioni lo porteranno sulle tracce di Charles Ambrose (Colin Farrell), ma si renderà presto conto che i suoi poteri sono nulla rispetto a quelli eccezionali di questo assassino in missione.

Per quanto riguarda l’intreccio troviamo una classica struttura da thriller, che non porta nulla di nuovo nel panorama cinematografico, a parte forse l’innesto del paranormale. Lo svolgersi della trama è parecchio prevedibile e scontato, condito da numerosi cliché tipici del genere. Anche le presunte svolte narrative non incidono, non creano suspense, perché lo spettatore riesce già ad anticiparle. E dire che inizialmente si era pensato di rendere questo film un sequel di Seven, il capolavoro di David Fincher. L’elemento inaspettato di Premonitions,  quasi filosofico, che però a tratti stride nel contesto in cui è inserito, è un tentativo di riflessione sull’eutanasia. Il serial killer infatti crede di essere un angelo della morte che uccide i malati terminali evitandogli anni di sofferenze (non si tratta di uno spoiler dato che si scopre, anzi viene chiaramente spiegato nella prima parte della pellicola, benché sia facilmente intuibile sin da subito). Sembra però che questo importante e delicato tema sia messo lì senza fornire una risposta univoca né elementi adatti a riflettere o emozionare. Anche dal punto di vista tecnico emergono numerose pecche: montaggio, fotografia, inquadrature e soprattutto la regia non aiutano a creare empatia, generando piuttosto confusione, tra immagini visivamente forti, a volte fuori luogo e scollate tra loro, soprattutto nelle “visioni”, rese in maniera troppo televisiva quasi come fossero degli spot pubblicitari.

A salvare Premonitions (almeno in parte) sono le interpretazioni degli attori, il cast infatti è di primo 
livello. Indubbiamente Sir Anthony Hopkins (premio Oscar per Il silenzio degli innocenti) è ormai condannato a ruoli di questo genere, nei quali però si trova sempre a suo agio, tanto da reggere gran parte del film sulle sue spalle. Peccato che il tanto atteso incontro – scontro tra il suo dottor Clancy e il serial killer Ambrose (un altrettanto bravo Colin Farrell) avvenga solo nella parte finale della pellicola, perdendo così una grande occasione: un maggior numero di scene insieme magari non sarebbe servito a rendere questo film indimenticabile ma sicuramente l’avrebbe reso più appetibile e incisivo. Sia Morgan che la Cornish svolgono bene il loro compito risultando abbastanza credibili.

Premonitions, con tutti i suoi difetti, resta comunque un thriller accettabile , senza grandi pretese, che potrebbe risultare interessante per gli appassionati del genere. Di sicuro ci si aspettava molto di più. Dal 12 novembre al cinema.

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