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giovedì 24 settembre 2015

“L’esigenza di unirmi ogni volta con te”: Bocci e Gerini travolti dalla passione

di Silvia Sottile

Il regista Tonino Zangardi porta sul grande schermo il romanzo da lui stesso scritto e pubblicato alcuni mesi fa da Imprimatur (RCS). In sede di conferenza stampa Zangardi ci rivela di aver preso spunto da un articolo di cronaca nera, ovvero il caso di una donna che (sul punto di essere uccisa) pugnala a morte il marito.

L’esigenza di unirmi ogni volta con te è dunque in primo luogo un dramma passionale, un tentato “femminicidio” che finisce, seppur all’opposto, comunque in maniera tragica; ma è anche un thriller che nella seconda parte della pellicola si sviluppa on the road e naturalmente, come si può ben immaginare, ci sono scene bollenti, piuttosto esplicite, ad alto tasso erotico.

Giuliana (Claudia Gerini) conduce una vita normale – piuttosto anonima – in provincia: fa la cassiera in un supermercato, è sposata con Martino (Marc Duret), uomo poco passionale e molto preso dal lavoro (è il “mago del fotovoltaico”). Un giorno due malviventi tentano una rapina nel supermercato dove Giuliana lavora e lei viene salvata in extremis da Leonardo (Marco Bocci), un affascinante poliziotto che ha i suoi problemi alle spalle (ancora traumatizzato dal tradimento dell’ex-moglie, trovata a letto con suo fratello). Nonostante il tentativo di resistere all’attrazione reciproca, tra i due nasce una passione irrefrenabile che li porta inevitabilmente l’uno nelle braccia dell’altra, fino a compiere scelte estreme pur di rimanere insieme. Questo amore ci viene presentato più come una passione fisica, necessaria (“l’esigenza” del titolo, appunto), che spinge Giuliana a confessare il tradimento al marito, e poi a colpirlo per legittima difesa, dopo la sua violenta reazione. Da lì la fuga con Leonardo, via dal passato, via dal piccolo paese del Sud, attraverso strade e campi di girasoli, ma davvero l’amore vince su tutto? Non sempre, anche perché è impossibile sfuggire ai sensi di colpa.

Questa passione tormentata, condita da parecchie scene di sesso, manca però di quel pathos, quella sensualità che l’avrebbero fatta sentire più vera: magari sarebbe stato auspicabile far vedere di meno ma far “sentire” di più a livello emotivo. Oltretutto la sceneggiatura si rivela piatta, a tratti priva di senso logico e quindi ne risente la credibilità nel suo insieme. Un film d’autore (come questo aspira ad essere) necessita anche del fondamentale supporto da parte degli attori. Da questo punto di vista la Gerini si rivela molto brava a misurarsi con un ruolo diverso da quelli in cui l’abbiamo vista solitamente e si mette in gioco dando tutta se stessa, ma non può reggere tutto sulle sue spalle. Discreta la prestazione di Bocci (siamo ormai abituati a vederlo nei panni di un esponente delle forze dell’ordine). Invece stona parecchio Marc Duret, completamente fuori parte, tanto da essere involontariamente comico nella scena più tragica della pellicola.

A risollevare un andamento spesso pesante e noioso ci pensano i meravigliosi paesaggi pugliesi (primo fra tutti il mare, ma anche la campagna e i campi di girasoli) con quei colori vivi che ti entrano dentro; e poi ci sono le coinvolgenti musiche dei Mammooth (alla seconda collaborazione con il regista romano dopo il successo di Sandrine nella pioggia) che ben si sposano con l’esplosione di sentimenti narrati e vissuti sullo schermo.


In fin dei conti L’esigenza di unirmi ogni volta con te, nelle nostre sale dal 24 settembre, non lascia indifferenti e spinge a riflettere sulle nostre esistenze. Peccato per i difetti che lo rendono un po’ un’occasione mancata.

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