di Silvia Sottile
Vincitore nel 2014 del premio del pubblico al Festival Internazionale
del film di Roma, Fino a qui tutto bene ha stupito positivamente per l’ottimo
risultato ottenuto con un budget davvero limitato. L’idea vincente del regista
(Roan Johnson) è stata quella di realizzare il film a costo quasi zero grazie
alla collaborazione tecnica di amici e pagando i giovani e brillanti attori con
una compartecipazione agli utili anziché con un cachet vero e proprio. I
protagonisti hanno davvero vissuto tutti insieme nella stessa casa come
coinquilini durante le riprese.
La storia, ambientata
a Pisa, racconta gli ultimi tre giorni insieme di cinque studenti universitari prossimi
a lasciare l’appartamento che hanno condiviso durante gli studi. La trama si
sviluppa sia proiettandosi nel futuro incerto di questi giovani che dovranno
affrontare le difficoltà della vita vera (mentre fino a quel momento si sono
sentiti protetti) sia ricordando quanto accaduto nei mesi e negli anni
precedenti. Cioni (Paolo Cioni), il più stralunato del gruppo, resterà a Pisa
ma rientrando in casa dei genitori, Ilaria (Silvia D’Amico), dalla vita
sessuale disinibita, ritrovandosi incinta è costretta a tornare dalla famiglia
nella provincia laziale e a cercare il supporto degli amici intorno a lei. C’è
poi Vincenzo (Alessio Vassallo), laureato in vulcanologia, a cui viene offerta
una cattedra in Islanda. Questo metterà in crisi la sua storia con Francesca
(Melissa Anna Bartolini) che invece preferisce rimanere in Italia a cercare la
sua strada. Infine Andrea (Guglielmo Favilla) che vuole viaggiare per il mondo
anche per dimenticare la rottura con Marta (Isabella Ragonese, la sua è una
partecipazione amichevole), l’unica del gruppo teatrale di cui facevano parte, "I poveri illusi", ad aver avuto successo nel mondo dello spettacolo. Aleggia
ancora la presenza di Michele, un loro amico,
suicidatosi un anno prima.
Chi ha vissuto qualche anno da fuori sede non tarderà a
ritrovarsi nelle credibili e realistiche vicissitudini della convivenza:
risate, liti, amicizie, amori, crisi, nottate sui libri per gli esami con
relative feste da sballo il giorno dopo, divisione dei costi delle bollette
telefoniche, sughi scaduti e mitici pranzi o cene a base di ‘pasta col nulla’
ovvero con quel che di commestibile si recupera in frigo. Da un lato dunque il desiderio di restare
ancorati a questi anni di divertimento, dall’altro l’angoscia del mondo là
fuori che li aspetta. Affiora una certa incoscienza da parte di questi ragazzi nell’affrontare
i problemi della vita ma sicuramente emerge anche la voglia di non mollare, di non
arrendersi di fronte alle difficoltà e piuttosto ‘continuare a remare’ con
coraggio e fiducia.
Con questo film, al
cinema dal 19 marzo, si ride e si riflette, alternando allegria ad amarezza.
Unica pecca forse l’aver messo troppa carne al fuoco, ovvero troppi spunti che
in 80 minuti non possono certo essere approfonditi come dovrebbero e quindi
rimangono un po’ superficiali insieme a qualche scena goliardica di troppo, ma
nell’insieme, visto il budget ridotto, possiamo dire che si tratta di una
scommessa vinta e un esperimento riuscito.
Dal punto di vista tecnico salta subito all’occhio un grande
utilizzo di piani sequenza a mano sfruttando la luce naturale, il che
conferisce un’atmosfera molto viva e reale. La colonna sonora, che si sposa
bene con la trama e le immagini, è del gruppo pisano "I Gatti Mézzi".
Fino a qui tutto bene si regge sulla sceneggiatura, la regia e la bravura del cast (gli
attori, per quanto giovani, si sono formati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
o al Centro Sperimentale di Cinematografia). Nel suo piccolo si rivela un buon
prodotto, credibile e godibile: uno spaccato di vita universitaria al giorno d’oggi,
con i pregi e i difetti della convivenza, un forte legame di amicizia e la
paura per il futuro. Si può quasi immaginare il film come una sorta di prequel
ideale delle tante commedie che prendono spunto dalla difficile situazione
lavorativa giovanile causata dalla crisi.
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