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mercoledì 4 febbraio 2015

"Non c'è 2 senza te"... perchè?

di Emanuela Andreocci

Avevamo basse, bassissime aspettative per Non c'è 2 senza te, il film di Massimo Cappelli in uscita il 5 febbraio, e mai avremmo creduto di sbagliarci. Eppure così è stato ed è giusto ammettere che ci siamo dovuti ricredere: anche nella peggiore delle ipotesi non avremmo mai immaginato di trovarci davanti ad un prodotto così basso.

Fabio Troiano (Moreno) e Dino Abbrescia (Alfonso), la coppia gay che già Zalone, con nomi diversi, ci aveva mostrato in Cado dalle nubi, racchiudono nel loro piccolo nucleo familiare un concentrato di cliché difficili da digerire che, probabilmente, in un altro contesto avrebbero anche fatto ridere. 
Qui no: a nulla serve la bravura degli attori - perchè, diciamolo, il loro in qualche modo lo fanno - quando la recitazione è supportata da una sceneggiatura banale che non offre nessuno spunto, nè di riflessione, nè di ilarità. 

Ma procediamo, come è giusto che sia, con la sinossi: una consolidata coppia gay viene messa in discussione dall'arrivo di Laura, la "gnoccolona" di turno interpretata da Belen Rodriguez, e si deve adattare a convivere per ben tre mesi con un bambino, nipote di Alfonso. Basta. Anzi, no, c'è dell'altro: la Signora Capasso (Tosca D'Aquino) è la vicina di casa napoletana che da elemento ostile si trasformerà in valido alleato. E qui veramente abbiamo finito. 

"Ho pensato fosse necessario proporre al grande pubblico una storia che raccontasse cosa può succedere nella vita di una normale coppia di omosessuali quando, all'improvviso, un bambino arriva a turbare il loro tran tran" scrive Cappelli - che insieme a Troiano è anche autore del libro da cui il film è tratto - nelle note di regia, soffermandosi su quanto sia importante che il cinema italiano, in ritardo sulla tabella di marcia, affronti le importanti questioni sulle coppie di fatto, le adozioni da parte di coppie gay ed i matrimoni tra omosessuali.
Ebbene, caro Signor Cappelli, ci dispiace comunicarle che non è riuscito nè ad affrontare tali tematiche, nè ad utilizzare le lenti della commedia, cosa che invece non molto tempo fa, pur con argomenti che erano soltanto di contorno alla storia principale, ha fatto perfettamente Riccardo Milani in Scusate se esisto.

Un film, dunque, da dimenticare. Neanche il richiamo a Jep Gambardella de La grande bellezza o la scena del coming out al contrario sono riusciti a strappare una risata. 

Di questa pellicola, forse, possiamo salvare solo il titolo.

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