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giovedì 22 maggio 2014

"X-Men: Giorni di un futuro passato" - Mutanti a spasso nel tempo

di Luca Zanovello

Giunta al quinto capitolo, la saga degli X-Men fa finalmente il botto: Bryan Singer (I Soliti Sospetti, Superman Returns) tenta l’ambizioso progetto di conciliare la trilogia dei mutanti Marvel col più recente prequel (X-Men: L’inizio) e regala ai fan il primo vero filmone, nelle sale italiane dal 22 maggio con un giorno d'anticipo rispetto l'uscita negli Usa.

Il racconto si gioca su due differenti linee temporali: la prima, parte di un futuro post-apocalittico, vede i superstiti X-Men alle prese con feroci e distruttive sentinelle, arma robotica ultimata dal governo per la lotta al mutante.
Conscio del fatto che questo comporterebbe una frattura decisiva fra la razza umana e quella mutante, se non addirittura la fine di entrambe, il Professor Xavier (Patrick Stewart) chiede a Wolverine (Hugh Jackman) di farsi un viaggetto nei lontani anni ’70, per trovare il giovane Professore di allora e aiutarlo ad impedire che quel destino si compia.
Mentre i reduci difendono il loro ultimo rifugio dall’attacco delle sentinelle, Shadowcat (Ellen Page) utilizza i suoi poteri mentali per mandare Logan verso un passato che può determinare la rinascita, o al contrario la fine, delle due razze e del mondo che abitano.
Quando “l’uomo dal futuro” convince Xavier e Bestia a bloccare il progetto-sentinelle dello scienziato Trask (l’onnipresente attore nano Peter Dinklage), il gruppo si rende conto di avere bisogno dell’aiuto “magnetico” di un vecchio amico-nemico. E’ il modo per riunire, tra passato e futuro, una combo impressionante di personaggi sotto la minaccia di una guerra mai così grande.

Così descritto, è vero, il concetto alla base di Giorni Di Un Futuro Passato può apparire caotico: del resto, si tratta essenzialmente di un seguito biforcuto, sia del terzo X-Men che del successivo prequel.
In realtà, un Singer finalmente ispirato da capo a fondo e una sceneggiatura solidissima rendono tutto più chiaro e, ancor più importante, divertente. Perché vedere Logan catapultato suo malgrado negli affascinanti 70s, alle prese con gli scettici ed imberbi futuri compagni di avventure vale da solo il prezzo del biglietto.
Presto, però, i toni mutano e il sangue inizia a scorrere: sapientemente, Singer fa esplodere un conflitto titanico fatto non soltanto di botte e superpoteri in tre dimensioni (sebbene sia tutto, finalmente, bellissimo), ma anche di conflitti interiori, emozioni e crescita dei personaggi. Pur con un paio di marce in meno, la serie fa proprio l’insegnamento dell’epica trilogia del Batman di Nolan scandagliando l’animo degli eroi in maniera quasi scientifica e regalando al film una profondità e un ventaglio di chiavi di lettura mai viste nei precedenti tentativi.

Il ping pong temporale tra ieri e domani scorre senza intoppi o tempi morti, inanellando scontri fisici e crucci mentali azzeccatissimi. L’aspetto più interessante è il “triangolo” distruttivo composto dall’ambigua Mystica e i due rivali Xavier e Magneto: in esso, ritroviamo i temi più belli e significativi della pellicola: il potere, l’amore, la diversità e la sopravvivenza.
Una volta tanto, le tre dimensioni non sono un mero optional e regalano ulteriore spettacolarità alle tante sequenze “megalomani”. Perché un film di supereroi un po’ megalomane deve esserlo, ma con stile e cuore. X-Men – Giorni Di Un Futuro Passato ha tutto questo e, per i seguaci dei Mutanti di Stan Lee, è ben più di un cerchio che si chiude.


Attendiamo che X-Men: Apocalypse, previsto per il 2016, ci dica se la buona strada è stata definitivamente imboccata.

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