Giunta
al quinto capitolo, la saga degli X-Men fa finalmente il botto: Bryan Singer (I
Soliti Sospetti, Superman Returns) tenta l’ambizioso progetto di conciliare la
trilogia dei mutanti Marvel col più recente prequel (X-Men: L’inizio) e regala
ai fan il primo vero filmone, nelle sale italiane dal 22 maggio con un giorno d'anticipo rispetto l'uscita negli Usa.
Il
racconto si gioca su due differenti linee temporali: la prima, parte di un
futuro post-apocalittico, vede i superstiti X-Men alle prese con feroci e
distruttive sentinelle, arma robotica ultimata dal governo per la lotta al
mutante.
Conscio
del fatto che questo comporterebbe una frattura decisiva fra la razza umana e
quella mutante, se non addirittura la fine di entrambe, il Professor Xavier (Patrick
Stewart) chiede a Wolverine (Hugh Jackman) di farsi un viaggetto nei lontani
anni ’70, per trovare il giovane Professore di allora e aiutarlo ad impedire
che quel destino si compia.
Mentre
i reduci difendono il loro ultimo rifugio dall’attacco delle sentinelle, Shadowcat
(Ellen Page) utilizza i suoi poteri mentali per mandare Logan verso un passato
che può determinare la rinascita, o al contrario la fine, delle due razze e del
mondo che abitano.
Quando
“l’uomo dal futuro” convince Xavier e Bestia a bloccare il progetto-sentinelle
dello scienziato Trask (l’onnipresente attore nano Peter Dinklage), il gruppo
si rende conto di avere bisogno dell’aiuto “magnetico” di un vecchio
amico-nemico. E’ il modo per riunire, tra passato e futuro, una combo
impressionante di personaggi sotto la minaccia di una guerra mai così grande.
Così
descritto, è vero, il concetto alla base di Giorni Di Un Futuro Passato può
apparire caotico: del resto, si tratta essenzialmente di un seguito biforcuto,
sia del terzo X-Men che del successivo prequel.
In
realtà, un Singer finalmente ispirato da capo a fondo e una sceneggiatura
solidissima rendono tutto più chiaro e, ancor più importante, divertente.
Perché vedere Logan catapultato suo malgrado negli affascinanti 70s, alle prese
con gli scettici ed imberbi futuri compagni di avventure vale da solo il prezzo
del biglietto.
Presto,
però, i toni mutano e il sangue inizia a scorrere: sapientemente, Singer fa
esplodere un conflitto titanico fatto non soltanto di botte e superpoteri in
tre dimensioni (sebbene sia tutto, finalmente, bellissimo), ma anche di conflitti
interiori, emozioni e crescita dei personaggi. Pur
con un paio di marce in meno, la serie fa proprio l’insegnamento dell’epica
trilogia del Batman di Nolan scandagliando l’animo degli eroi in maniera quasi
scientifica e regalando al film una profondità e un ventaglio di chiavi di
lettura mai viste nei precedenti tentativi.
Il
ping pong temporale tra ieri e domani scorre senza intoppi o tempi morti,
inanellando scontri fisici e crucci mentali azzeccatissimi. L’aspetto
più interessante è il “triangolo” distruttivo composto dall’ambigua Mystica e i
due rivali Xavier e Magneto: in esso, ritroviamo i temi più belli e
significativi della pellicola: il potere, l’amore, la diversità e la
sopravvivenza.
Una
volta tanto, le tre dimensioni non sono un mero optional e regalano ulteriore
spettacolarità alle tante sequenze “megalomani”. Perché un film di supereroi un
po’ megalomane deve esserlo, ma con stile e cuore. X-Men – Giorni Di Un Futuro
Passato ha tutto questo e, per i seguaci dei Mutanti di Stan Lee, è ben più di
un cerchio che si chiude.
Attendiamo
che X-Men: Apocalypse, previsto per il 2016, ci dica se la buona strada è stata
definitivamente imboccata.
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