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mercoledì 2 aprile 2014

"Nottetempo": un viaggio verso ciò che non si può avere

di Emanuela Andreocci

Scelta difficile e ambiziosa quella effettuata da Francesco Prisco con Nottetempo, al cinema dal 3 aprile: il noir non è un genere per niente facile e poco italiano, anche se la mente vola subito al recente e perfettamente riuscito Il capitale umano di Virzì; inoltre l'impresa è ancora più ardua per un esordiente che, pur avendo alle spalle spot e cortometraggi, si trova per la prima volta a confrontarsi con un film per il grande schermo. 

Durante la visione della pellicola si avverte tutta la fatica di idee potenzialmente buone ma incompiute portate in scena da personaggi altrettanto indeterminati e acerbi, protagonisti di una storia ostile, non accogliente nei confronti del pubblico che ne rimase sempre fuori. 
Certamente lo spettatore non riesce ad affezionarsi ad Assia (Nina Torresi) che, viva per miracolo, è disposta ad inseguire dovunque il suo salvatore di cui da tempo è innamorata senza essersi mai dichiarata. Dove l'ha conosciuto? Quando? Perchè? Il suo personaggio è ingenuo e ottimista ma, sebbene questo dovrebbe forse rappresentare un punto di forza o una sorta di speranza, risulta fastidioso e in contrasto con un mondo che non le appartiene. Purtroppo (o per fortuna, questione di punti di vista) quel sorriso e quegli occhi da principessa innamorata sono stati puntati troppo su Marco Cesaroni [I Cesaroni 5ndrper poter riuscire ad immaginarla in un altro contesto
Matteo (Giorgio Pasotti), il salvatore in questione, è un tipo duro, austero e tormentato, diverso da tutti i personaggi del ragazzo della porta accanto bello, dolce e simpatico cui ci ha sempre abituati. Nell'interpretazione risulta perfettamente credibile, ma la sua storia, pur non facendo acqua da tutte le parti, trova una fine senza averci reso partecipi dell'inizio, va in prigione senza esser passato dal via. 
Infine c'è Enrico (un ottimo Gianfelice Imparato), un cabarettista che, perso ingaggio e sorriso, si mette in viaggio apparentemente senza una destinazione precisa, ma la cui strada si incrocerà presto con quella di Assia. 

Un incidente, la velocità, la vendetta ed un passato che si palesa senza presentarsi veramente, visioni sfocate attraverso vetri appannati che scandiscono la narrazione riportando la mente di Assia al tragico momento avvenuto nottetempo in cui ha rischiato di morire. Ma è sopravvissuta, e non è l'unica: tutti i personaggi del film in qualche modo sono dei sopravvissuti, sopravvissuti alle difficoltà della vita, alle scelte effettuate (difficile, se non impossibile, tornare indietro o rimediare), al destino beffardo con cui bisogna sempre fare i conti. E poi c'è il rugby, "un gioco bestiale giocato da gentiluomini", ed una foto che ad inizio film "risveglia" Matteo e lo spinge a partire immediatamente verso Bolzano. 
In Nottetempo ogni personaggio desidera qualcosa che non può avere e si incammina in un viaggio per l'Italia ideato ipoteticamente come un puzzle da costruire pian piano. Purtroppo, però, ci si accorge molto presto che mancano diversi tasselli, e non solo quelli della cornice. 

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