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lunedì 9 dicembre 2013

"Un fantastico via vai": Pieraccioni va alla difficile ricerca di emozioni passate.

Il 12 dicembre approda nelle sale Un fantastico via vai, l'ultima fatica di Leonardo Pieraccioni che, purtroppo, ha tanto via vai e poco fantastico. Intendiamoci, non è da buttar via, ma non aggiunge niente né alla commedia italiana, né alla cinematografia del regista de I laureati, film palesemente citato all'interno della nuova pellicola che però rimane solo un piacevole ma lontano ricordo. Nella sequenza della corsa per (non) pagare il conto della trattoria, come ha affermato Pieraccioni in sede di conferenza stampa, c'è il riassunto di tutto il film: a cinquant'anni non puoi più fare certe cose perché fai una "figuretta".   
Arnaldo Nardi, interpretato dallo stesso regista e autore, è un quarantacinquenne che nel mezzo del cammin di sua vita si ritrova, a causa di un malinteso con sua moglie Anita (Serena Autieri), a tirar le somme e a porsi la fatidica domanda: è realmente felice? La sceneggiatura (scritta con Paolo Genovese, che ha preso il posto del sempre presente Giovanni Veronesi) prevede che ovviamente la risposta sia no: il protagonista cerca allora di ritrovare la sua strada a partire dalla giovinezza. Non può certamente recuperare gli anni passati, ma decide lo stesso di vivere come un ventenne: affitta una stanza in un appartamento di universitari (tutti belli e sopra il metro e settanta!) nel tentativo di ritrovare "quello tsunami di emozioni, che poi diventano tatuaggi, che si provano solo a vent'anni".
Invece di quella di Peter Pan, Arnaldo, continuando a citare il suo interprete, "è afflitto dalla sindrome del bischero", ma non impiega molto a prender consapevolezza che ha già avuto il suo tempo e le sue occasioni. Il protagonista, infatti, non cresce perché in realtà non ne ha bisogno: non assistiamo ad un'evoluzione del suo personaggio né a nessun tipo di maturazione, ma come un moderno grillo parlante riesce ad indirizzare i suoi nuovi e giovani coinquilini. Ognuno ha il suo piccolo, grande problema: Camilla (Marianna di Martino), siciliana, ha scelto l'unica facoltà non presente nella sua città per non far sapere ai genitori di essere incinta; Anna (Chiara Mastalli) non conosce le vie di mezzo e le piacciono ugualmente sia gli uomini maturi che i ragazzini delle superiori; Marco (Giuseppe Maggio) studia medicina ma sviene alla vista del sangue ed Edoardo (David Sef), mulatto, è fidanzato con Clelia (Alice Bellagamba) il cui padre (il Cavalier Mazzarra interpretato da Giorgio Panariello) non sopporta le persone di colore. Siamo già in clima natalizio e lo è ovviamente anche il film: ognuno avrà il suo ovvio lieto fine.
Nel via vai di personaggi che si susseguono e si incontrano tra le strade di una seducente Arezzo (ci troviamo davanti ad un film più corale rispetto agli ultimi del regista), non possiamo non nominare i comici. Con i loro interventi, seppur limitati e, nel caso del primo, incredibilmente contenuti non solo in senso quantitativo, Ceccherini e Panariello, amici e presenze storiche nei film di Pieraccioni, sono una garanzia. La piacevole scoperta, però, è data dall'inedita coppia Maurizio Battista-Marco Marzocca: i due, sempre in coppia come i carabinieri, regalano dei piacevoli siparietti che ben si inseriscono nella storia raccontata e che anzi l'arricchiscono di una verve comica altrimenti un po' sopita. 
  

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