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venerdì 6 dicembre 2013

"Othello... la H è muta!": esilaranti e dissacranti Oblivion tra Verdi, Shakespeare e molto altro.


di Emanuela Andreocci

Othello... la H è muta!, in scena fino al 15 dicembre alla Sala Umberto di Roma, è uno di quegli spettacoli che non dovrebbero perdersi. 
All'arrivo in platea il sipario è aperto: si individuano facilmente un pianoforte, un ritratto di Verdi, un praticabile di legno (una barca/letto) e un drappo di Venezia che cela l'immagine di Shakespeare. E poi arrivano i fantastici cinque: gli Oblivion cominciano a raccontare, pardon, a cantare, la storia del ben noto fazzoletto che Othello ha regalato a Desdemona e che è finito per colpa di Iago nelle mani di Cassio, per poi trasformarsi loro stessi nei suddetti personaggi. Penso che tutti conoscano gli eclettici interpreti, ma in caso contrario consiglio I promessi sposi in 10 minuti, video che su YouTube ha ottenuto tre milioni di visualizzazioni. È difficile infatti riuscire a raccontare al meglio non solo quello che succede in scena, ma tutto ciò che gli Oblivion sono in grado di fare: attori, comici, cantanti, mimi e imitatori, chi più ne ha più ne metta. 
Nel nuovo spettacolo, accompagnati al pianoforte dal maestro Denis Biancucci, viene messa in scena la tragedia del titolo ironizzando sul plot e dissacrando i testi di Verdi e di Shakespeare in una serie di botta e risposta musicali che, fin dall'inizio, continuano per tutto lo spettacolo in un climax incessante.  
È possibile raccontare la leggendaria gelosia del moro di Venezia (un "Nutello", forse cugino del bresciano "Balotello") attraverso Elio e le storie Tese, i Queen, Lucio Battisti e le colonne sonore Disney, solo per citare alcune delle musiche, rigorosamente dal vivo, utilizzate? Per gli Oblivion non solo è assolutamente possibile, ma è l'unico modo plausibile, quello in cui eccellono e che li ha resi famosi e apprezzati da ogni tipo di pubblico teatrale. 
La storia di Othello, in realtà, è solo il fil rouge dello spettacolo: è vero che ne è l'oggetto, ma è anche il pretesto per i numerosi, sorprendenti ed esilaranti quadri che mettono in luce le evidenti doti dei protagonisti e che "fanno" lo spettacolo. Attraverso le canzoni, le parodie e le imitazioni si ironizza sul teatro in generale: sull'essere attore, sulla finzione, sui metodi di interpretazione e sulle entrate  dei vari personaggi che evidenziano il loro grado di importanza. 
Tra gag più attinenti ed altre che concedono piacevoli digressioni divertendo senza distrarre, i cinque Oblivion offrono uno spettacolo che è completo, regalando sorrisi e risate con battute, alcune più impegnate, altre più popolari, che rivelano grande cultura ed un approfondito studio alle spalle: oltre al piano di Iago, anche il loro è perfettamente riuscito. 

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