Prometteva bene inizialmente Via Castellana Bandiera, film di esordio
dietro la macchina da presa per l'autrice e regista teatrale palermitana
Emma Dante, tratto dal suo omonimo romanzo, peccato che nel raccontare
la sua città si sia dimenticata di fornire le dovute giustificazioni ad
una narrazione che si perde nella stasi delle protagoniste femminili e
nella trama che non evolve. Due famiglie a confronto: una "allargata",
formata da pescatori e popolani, l'altra "diversa", composta da Rosa (la
stessa regista) e Clara (Alba Rohrwacher) tornate a Palermo per un
matrimonio.L'insofferenza di Rosa per la sua cittá natale e i problemi
del suo rapporto con la madre e con Clara, che come un bambina
capricciosa non fa altro che disegnare, portano il personaggio
interpretato dalla regista a sfogarsi, percorrendo una stretta stradina,
la stessa del titolo, a tutto gas. Poi l'intoppo: nel verso contrario
arriva la macchina guidata dall'anziana Samira (Elena Cotta), donna
divisa tra il dolore per la figlia morta, l'assoggettamento al volere
del genero e l'amore per il nipote, l'unico con il quale ha un vero e
proprio rapporto affettivo. La situazione è chiara: in due non si passa e
una macchina deve lasciare spazio all'altra, ma le due donne, per due
motivi diversi e solo parzialmente comprensibili, decidono di non
cedere. Ed ecco la parodia della vita del paese, dove la novità diventa
subito argomento di discussione e pettegolezzo, in questo caso anche di
scomesse. Buona l'idea dell'opposizione dei due personaggi in un
surreale western tutto al femminile, dove si può, anzi, si deve
rinunciare al cibo ma non al richiamo di madre natura, ma sfuggono le
motivazioni che spingono le due donne all'assurdità dei loro
comportamenti. In particolar modo il personaggio di Samira resta
misterioso e ambiguo: donna forte e decisa che sa cosa fare della
propria vita o povera pazza comandata a bacchetta dal genero? Si
continua ad aspettare un'evoluzione che non arriva mai.
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